Lei c’ha capito qualcosa, professore?
Professore, sono passati un po’ di anni, undici per la precisione, ma ancora ricordo bene della scuola, del liceo, della maturità. E mi ricordo di Lei, del suo essere talvolta sopra le righe, dei suoi occhi che si illuminavano quando toccava argomenti sensibili e controversi della storia contemporanea. Oggi anche Lei è cambiato, ha trovato altri modi per esprimersi che personalmente piacciono di meno, ma non si offenda professore, la stima che ho coltivato per lei in quei 5 anni, rimarrà sempre immutata.
Si ricorda l’enfasi che metteva nello spiegarci a noi studenti, inconsapevole pubblico più o meno voglioso di apprendere, la storia? Forse non gliel’ho mai detto, ma quello che mi piaceva di Lei non era solamente ciò che diceva durante quelle lezioni. Quello che mi ha sempre permesso di ascoltarla con interesse fuori dal comune era la sua passione nel raccontarci alcuni eventi, alcune vicende storiche critiche.
C’era, però, una materia in cui Lei dava il meglio in assoluto: educazione civica. Troppo entusiasmo in poche lezioni, ma fondamentali.
Sa professore, crescendo ci troviamo davanti a situazioni che ci mettono alla prova e ti costringono a cambiare idea su quello che era un tuo punto fermo a 18 anni. Improvvisamente ti ritrovi a 30 e guardandoti alle spalle ti chiedi come hai fatto a essere stato così ingenuo. Questo perché le persone cambiano, per fortuna, ma con loro cambia anche la società, dal momento che sono le persone che creano la realtà in cui viviamo e non viceversa, come spesso tendiamo a credere.
E mi creda professore quando le dico che negli ultimi 11 anni la società in cui viviamo non solo è cambiata, ma si è rivoluzionata proprio.
La parola d’ordine di ieri era: appartenenza. La parola d’ordine oggi è: fluido.
Fluidi come se fossimo un liquido che, rovesciato dal suo contenitore, tende a ricoprire tutte le forme che incontra senza averne una precisa.
Si è fluidi a livello sessuale, professore, perché dire etero è offensivo, dire omosessuale è discriminatorio, dire bisessuale poi non ne parliamo. Allora si è fluidi, perché vuol dire tutto senza dire niente. Ed evitiamo il giudizio.
Si è fluidi a livello musicale, professore, perché ormai la musica si fa solo per fare soldi e quindi tende ad omologarsi.
Pensi, professore, che siamo riusciti a rendere fluido anche il 4-4-2, che talvolta diventa 3-5-2 in fase di possesso fino ad un definitivo 3-2-4-1 sottoporta e un 5-4-1 in fase di copertura, con le ali che non esistono più perché si chiamano esterni, possibilmente attaccante esterno, con lo stopper che oggi è diventato centrocampista di quantità (????) e la punta che gioca da “falso nueve”. Come se tutto ciò avesse un senso.
Pensi, professore, che siamo riusciti a renderci fluidi anche a livello ideologico, perché ormai professarsi di destra o di sinistra puzza di vecchio, allora io non sono né di destra né di sinistra. Sono Fluido. Se dice una cosa giusta quello di destra allora sono di destra, altrimenti sono di sinistra. Mai ci poniamo il dubbio se colui che sta parlando creda realmente in quello che sta dicendo.
Però, professore, le chiedo: ma rifiutarsi di stare una parte, o dall’altra, della barricata, non è forse essere noi stessi una barricata? Un muro vuoto e asettico senza pensiero pensante, ma alla deriva di correnti di pensiero più o meno di moda? Non vuol dire rifiutare le proprie responsabilità e le conseguenze che da essa derivano?
Sa qual è il problema oggi professore? Che abbiamo perso identità.
Si ricorda cosa diceva Gramsci, professore? Lui odiava chi non parteggiava, perché nella vita abbiamo l’obbligo di essere partigiani. E mi creda, sono tutt’oggi d’accordo. Ma con chi dobbiamo parteggiare?
Oggi sento e leggo, prevalentemente su internet perché ormai le persone parlano solamente li, di odio, di vendetta, di crudeltà e di rancore.
Io mi ricordo di Lei, professore, che ci spiegava la piaga più becera del nostro secolo: il razzismo. Che la nostra costituzione ci tutela, ma ancora oggi sento parlare di negri, froci, zingari, ebrei, usare la parola musulmano e maghrebino in senso negativo. Ma non le sembra paradossale professore?
Io mi ricordo di Lei, professore, che durante educazione civica ci spiegava la bellezza di abitare in uno Stato di diritto, però poi leggo di persone più o meno autorevoli che, in nome di quello Stato, dall’alto della sua poltrona comprata, vogliono sparare in mare a rifugiati di guerra che magari provano a cambiare vita, con un viaggio della speranza, neanche per sé, ma per il figlio che tengono in braccio. Professore, ma Lei non affermava che la costituzione riporta qualcosa in merito?
Io mi ricordo di Lei, professore, che ci spiegava la differenza tra un parente di una vittima di mafia che vorrebbe farsi giustizia sommaria e lo Stato che deve garantire una pena rieducativa. E che quindi rieduca alla civiltà sia il criminale sia la vittima. Però, professore, le sembra normale che alla luce degli ultimi aggiornamenti su Riina, nessuno invochi il benché minimo diritto per questa persona, ma anzi ci sia una sete di giustizia frustrata che ha una qualche somiglianza con pensieri da ventennio? Professore, ma perché l’unica persona che dovrebbe parlare e potrebbe dare una lezione di etica, morale e civiltà, ovvero il presidente della repubblica, proprio lui sta zitto su questo argomento? Perché rifugge le proprie responsabilità pure lui? Ma da che parte bisogna stare, professore?
Professore, ma perché la parola in questo paese la devono prendere quelli che questo paese lo vogliono distruggere? Perché, professore, nel giro del governo si trovano solamente persone vuote, ignoranti e stupide? Come hanno fatto professore? E’ colpa nostra? O forse è la costituzione che lo ha permesso?
Professore come facciamo a maturare senso civico se ce lo stanno togliendo un grammo alla volta, un giorno alla volta?
Vede, professore, io le ho citato Gramsci, le potrei citare anche Brecht e il suo pensiero sul pregiudizio.
Penso a Beccaria che dalla mia, nostra, Livorno fece stampare il suo libro “dei delitti e delle pene” che ancora oggi è sempre attuale.
Oppure penso alla vedova Schifani che all’indomani dell’uccisione mafiosa di suo marito, trovò il coraggio di perdonare tutti.
Perché. professore, anziché prendere ispirazione da queste persone, prendiamo il peggio e lo eleviamo alla sua versione più rancorosa?
Perché, professore, non riesco più a farmi un’idea su chi mi sta di fronte? Perché l’operaio e il miliardario la pensano alla stessa maniera sui temi che non riguardano il loro portafogli? E perché sui temi che questo portafogli invece lo toccano, nessuno ha il coraggio di schierarsi?
Perché, professore, l’intolleranza ha ripreso piede, nessuno si ricorda più la storia?
Ma quando abbiamo sparato ai barconi, ucciso i mafiosi, respinto i migranti, bullizzato i più deboli e istigato al suicidio i diversi, saremo sazi della nostra sete di vendetta? Ci farà sentire meglio?
Professore, ma se stiamo diventando tutti uguali, non c’è il rischio che diventiamo tutti più poveri?
Che fine ha fatto l’educazione e il senso civico, professore? Lei dovrebbe saperlo, almeno lei.
Io non ci sto capendo più niente. Lei c’ha capito qualcosa, professore?
“Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di troppa conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l’acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere. Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravvenzioni, e l’esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all’uomo, carissima all’illuminato legislatore, e sottopone gl’innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei?
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